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Tassonomia delle Tartarughe

La scienza che si occupa della classificazione degli esseri viventi

La Tassonomia è la scienza che si occupa della classificazione degli esseri viventi, attribuendogli un nome. I termini “tartaruga” e “testuggine” non hanno un valore scientifico e si possono considerare sinonimi, sebbene il primo venga usato soprattutto per le specie marine e d’acqua dolce, mentre il secondo è generalmente associato a quelle con abitudini terrestri, ma anche palustri. Questa Classe di Rettili, della Sottoclasse Anapsida, appartiene all’Ordine Testudines o Cheloni (infatti un altro sinonimo dei termini tartaruga e testuggine è proprio “chelone”). All’interno di questo Ordine, si distinguono due Sottordini: Cryptodira e Pleurodira. Al primo appartengono quelle specie (terrestri, marine e d’acqua dolce) che si caratterizzano per retrarre il collo verso il carapace seguendo un piano verticale; invece al Sottordine Pleurodira appartengono quelle specie (ai giorni nostri solamente d’acqua dolce) che retraggono il collo lateralmente al carapace, seguendo un piano orizzontale. La maggior parte delle Famiglie ancora esistenti, rientra nel Sottordine Cryptodira. In totale il numero delle Famiglie di tartarughe è 14 (alcune delle quali hanno delle Sottofamiglie) e in ordine alfabetico sono le seguenti: Carettochelyidae, Chelidae, Cheloniidae, Chelydridae, Dermatemydidae, Dermochelyidae, Emydidae, Geoemydidae, Kinosternidae, Pelomedusidae, Platysternidae, Podocnemididae, Testudinidae, Trionychidae.

Le tartarughe strettamente terrestri appartengono alla Famiglia Testudinidae, quelle marine alle Famiglie Cheloniidae e Dermochelyidae, le tartarughe d’acqua dolce e palustri si dividono tra tutte le restanti. All’interno di ogni Famiglia vi sono una o più specie che la rappresentano, e il numero totale di specie di tartarughe attualmente esistenti è di circa 350 (escluse le sottospecie). Per conferire un nome scientifico a una specie si utilizza la nomenclatura binomiale. Il nome di una specie è composto da due termini (derivanti dalla lingua latina), il primo è il genere cui appartiene la specie, il secondo è un epiteto che distingue quella specie dalle altre appartenenti allo stesso genere. Entrambi i termini vanno scritti in corsivo, ma solo il genere va in maiuscolo. Esempio: Testudo hermanni. Ogni specie, inoltre, può essere suddivisa in sottospecie, e in tal caso seguirà un terzo termine, che consisterà nel ripetere quello della specie (cosiddetta sottospecie nominale) nel primo caso, e in diversi termini per i casi successivi, esempio: Testudo hermanni hermanni e Testudo hermanni boettgeri.

Testudo graeca, esempio di specie appartenente al Sottordine CRYPTODIRA.
Emydura subglobosa, esempio di specie appartenente al Sottordine PLEURODIRA.

La sottospecie si colloca all’ultimo gradino della classificazione degli organismi viventi, e viene utilizzata nel caso in cui quelle differenze, morfologiche o genetiche, non sono sufficienti per considerarla una specie diversa. Se si conosce solo il genere di una specie o vogliamo riferirci in generale a tutte le specie di quell’unico genere, l’epiteto da attribuire è “spp.” (esempio: Trachemys spp.), invece nel caso della sottospecie sarà “ssp.” (esempio: Trachemys scripta ssp.) Vi è una tendenza, in ambito scientifico, a ridurre il numero delle sottospecie, e a limitarsi alla specie quale ultimo gradino di classificazione. Grazie alle moderne indagini genetiche si sono potuti fare numerosi passi avanti nel campo della Tassonomia, infatti un tempo le specie venivano descritte solo su base morfologica, ignorando in molti casi che alle differenze del fenotipo (caratteristiche fisiche esterne, evidenti ad occhio nudo) di più specie o sottospecie, non vi era corrispondenza con il genotipo (a livello di geni del DNA). La strada è però ancora lunga per avere criteri accettati dagli studiosi in modo unanime, infatti il numero dei generi, delle specie e delle sottospecie è in continuo cambiamento. Molte sottospecie vengono elevate allo status di specie, altre vengono considerate sinonimi, e ciò riguarda anche i generi, quindi è possibile trovare una specie con due nomi completamente diversi, nonostante facciano riferimento allo stesso animale, ad esempio: Macrochelodina rugosa e Chelodina oblonga, attualmente si utilizza quest’ultimo nome, ma anche il primo si riferisce alla stessa tartaruga, descritta inizialmente da altri studiosi con un nome diverso e con un genere adesso non più accettato.
Ogni specie ha un elenco di nomi che precede quello che troviamo attualmente, basti considerare che all’inizio tutte le tartarughe venivano incluse in un unico genere: Testudo.

Raramente vengono ancora descritte nuove specie di tartarughe, e lo si fa basandosi soprattutto sulla genetica. Anche da questo punto di vista vi sono diversi pareri, poiché le moderne indagini tendono a limitarsi al DNA mitocondriale, ovvero quello esterno al nucleo della cellula che viene ereditato dalla madre, e non sempre si considera il DNA nucleare: questo potrebbe portare a risultati falsati. Facendo un semplice esempio, nel caso di un ibrido tra una femmina di Testudo graeca e un maschio di Testudo marginata, se si va ad indagare solo il DNA mitocondriale di tale esemplare, risulterà essere, a tutti gli effetti, una Testudo graeca e non un ibrido, ovvero quello che realmente è, quindi si avrà un risultato errato.
Per giungere alla descrizione di una nuova specie, occorre prendere in considerazione diversi aspetti, quali possono essere l’isolamento geografico, la morfologia o la genetica di un esemplare, e trarre le dovute conclusioni, ma non è possibile affidarsi a uno solo tra questi punti di vista. Vi sono diversi concetti di specie, anche il discorso legato alla sterilità nel caso di incroci tra specie diverse non sembra applicarsi alle tartarughe, dove si è visto che, anche gli ibridi tra specie appartenenti a generi diversi, risultano fertili. Ma, in fin dei conti, al di là delle incongruenze dell’essere umano che tenta di dover dare un nome e catalogare qualsiasi cosa che lo circonda, è poco rilevante se ci troviamo di fronte a una specie o a una sottospecie (o anche semplicemente a una sua variante geografica) poiché salvaguardare la biodiversità è importante a ogni suo livello, a prescindere dall’etichetta che possiamo attribuirgli, che non cambierà comunque la sostanza di quello che era e continuerà ad essere.